210 miliardi di beni russi: UE li blocca a tempo indeterminato

upday.com 2 hours ago
Manifestante ucraina protesta davanti a Euroclear per il congelamento degli asset russi (Immagine simbolica) (Photo by Thierry Monasse/Getty Images) Getty Images

L'Europa ha bloccato in modo indefinito i beni russi congelati sul suo territorio, per un valore totale di 210 miliardi di euro. La decisione, presa venerdì scorso, rappresenta una svolta significativa: questi fondi potranno essere sbloccati solo quando la Russia porrà fine alla guerra in Ucraina e pagherà le riparazioni a Kiev. Lo ha annunciato oggi il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot al suo arrivo al Consiglio Affari Esteri di Bruxelles.

La nuova misura modifica radicalmente lo status quo. Fino ad ora, dal 2022, i beni russi erano congelati ma il congelamento doveva essere rinnovato ogni sei mesi con l'accordo unanime degli Stati membri. Barrot ha spiegato che questa procedura è ora superata: «Ora, questi fondi sono bloccati e potranno essere sbloccati solo quando la guerra finirà e le riparazioni saranno state pagate all'Ucraina».

Il ministro francese ha inquadrato la decisione nel contesto dei fallimenti russi in Ucraina. «In Ucraina, la Russia sta fallendo politicamente, militarmente, economicamente; l'avanzata millimetrica sul fronte viene compiuta a costo di innumerevoli vite umane [...]», ha dichiarato Barrot. Ha aggiunto che in questo contesto «gli europei hanno deciso di prendere in mano il proprio destino con decisioni molto significative [...]».

Scontro interno all'UE sull'utilizzo dei fondi

L'accordo europeo nasconde però profonde divisioni su come utilizzare concretamente questi beni congelati per sostenere l'Ucraina. L'alto rappresentante dell'UE Kaja Kallas ha dichiarato al suo arrivo al Consiglio Esteri che non esiste alternativa alla proposta di prestiti garantiti dagli asset russi: «La proposta sui prestiti può essere approvata a maggioranza qualificata, non pesa sui nostri contribuenti e lancia un messaggio, se si causano tutti questi danni a un altro Paese, si deve pagare per i risarcimenti».

Ma diversi Stati membri si oppongono fermamente. Il premier slovacco Robert Fico ha annunciato che la Slovacchia «non prenderà parte a piani che non fanno altro che prolungare le sofferenze e le uccisioni» e non sosterrà alcuna soluzione che preveda la copertura delle spese militari dell'Ucraina.

L'Ungheria ha criticato duramente la decisione di rendere indefinite le sanzioni, definendola «chiaramente illegale» e avvertendo che causerà «danni irreparabili all'Unione».

Il Belgio, dove sono depositati 185 miliardi dei 210 totali tramite Euroclear, ha minacciato azioni legali per il rischio di bancarotta nazionale in caso di richieste di rimborsi multimiliardari.

Anche l'Italia ha espresso perplessità: il vicepremier Antonio Tajani ha sollevato «serie perplessità dal punto di vista giuridico» sull'utilizzo automatico degli asset congelati per finanziare l'Ucraina.

Il vicepremier Matteo Salvini ha accusato l'Europa di «boicottare il processo di pace» e ha ribadito: «Noi non siamo in guerra contro la Russia e non voglio che i miei figli entrino in guerra contro la Russia [...]».

Anche gli Stati Uniti si oppongono fermamente all'utilizzo dei beni congelati, considerandolo una mossa ostile contro Mosca che potrebbe minacciare gli sforzi di pace americani.

Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha tuttavia espresso ottimismo: «Credo che siamo molto vicini a trovare una soluzione. Per me è certo che il 18 dicembre prenderemo una decisione [...]».

La Russia fa causa a Euroclear

La Banca Centrale russa ha intanto avviato una causa legale contro Euroclear presso il tribunale arbitrale di Mosca, chiedendo un risarcimento di circa 200 miliardi di euro. L'istituto russo sostiene che le azioni di Euroclear abbiano causato danni impedendole di gestire i suoi capitali liquidi e i titoli. Il tribunale non ha ancora deciso se avviare formalmente le procedure.

Kallas ha messo in guardia sulle conseguenze strategiche di un cedimento in Ucraina: «Dobbiamo capire che il Donbass non è l'obiettivo finale di Putin. Se conquista il Donbass, la fortezza cadrà e allora procederanno sicuramente alla conquista dell'intera Ucraina [...]». L'alto rappresentante ha chiesto garanzie di sicurezza concrete per Kiev: «[...] Non possono essere documenti o promesse. Devono essere truppe reali, capacità reali, in modo che l'Ucraina sia in grado di difendersi».

Nota: Questo articolo è stato creato con l'Intelligenza Artificiale (IA).

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